Una settimana fa mi chiama un’amica dei vecchi tempi. Ci attacchiamo al filo del telefono riannodando un rapporto mai spento. Vive lontana, ha tre figli, due cani, un gatto e un giardino. Abita in un piccolo comune di provincia e fa l’insegnante di liceo. Insieme facciamo ottantanni. Diciamocelo pure, ormai siamo due “vecchie” inseparabili. Acide e disincantate, un po’ nostalgiche.
Parliamo della Sinistra.
Come si può parlare di un’adolescente capricciosa, disobbediente, pigra, sfacciata e scombinata. Che ci fa pure un po’ vergognare. E’ il tempo del primo tentativo di formare il governo. L’elezione del Presidente della Repubblica è ancora lontana.
Lei fa un lavoro impegnativo e faticoso, quello di allevare le giovani generazioni del futuro. Da un osservatorio privilegiato. E mi racconta quello che vede e ascolta dalle bocche dei ragazzi.
Per loro il mondo della politica è terribilmente distante, quasi estraneo. Per argomenti e linguaggio. Chi conoscono? Grillo. E Berlusconi. Loro sono “forti”. Bersani? E’ un vecchio. Le chiedo se abbiano coscienza dei problemi legati alla crisi, alla disoccupazione, al mondo del lavoro. Noi viviamo in Veneto, la regione che registra il più alto tasso di suicidi.
E mi risponde che sentono parlare di questi problemi, ma per loro i sindacati non esistono. Sono come dei partiti, più o meno. Non sanno cosa siano e a cosa servano.
Poi aggiunge, con tono sconsolato, che attualmente l’unica speranza di affermazione della Sinistra sembra legata a Renzi. Mi ribello a questa prospettiva che non mi appartiene, eppure insieme dobbiamo ammettere che Renzi è abile. Sfrontato. Buca lo schermo e si muove agilmente tra la folla. Non solo televisiva. Non importa cosa dice, ma come lo dice. Per l’italiano medio acculturato il sindaco di Firenze è una parodia insopportabile, parla parole vuote di significato a cui non crede neppure lui. Eppure riesce ad essere convincente, si presenta in maniera pulita, accattivante, e spicca nel vuoto che ci circonda, riuscendo a catalizzare l’interesse generale. Ha un unico “pregio”: sa cosa vuole, come lo vuole, è disposto a tutto per ottenerlo. Anche a pugnalare alle spalle. Quindi piace. Calcola i tempi di intervento. Riesce a incassare benissimo. Se perfino D’Alema si è scomodato per andare in visita a Firenze, qualcosa vorrà dire.
Ha perfettamente compreso quanto la comunicazione sia essenziale, e ci ha investito moltissimo, circondandosi di uno staff che gli ha rifatto l’immagine, come un’attrice dopo un trattamento intensivo di trucco e parrucco.
Dall’altra parte c’è Bersani. Il buon vecchio Bersani. Che non ha uno straccio di staff, segretaria o stagista decente, perché altrimenti non si sarebbe ridotto così. Abbiamo imparato ad “amarlo” grazie a Crozza. Ma non si può vivere sui fasti di gustose e amorevoli metafore di un pur bravissimo comico.
Dov’è finita la credibilità di Bersani segretario? Dove sta trascinando il partito? Lo vediamo in queste ore. E ancora non capiamo come sia possibile tutto questo sfascio e questo masochismo.
Ha bruciato in brevissimo tempo l’autorevolezza guadagnata coi voti alle elezioni. Nella rincorsa disperata di qualcuno con cui formare un governo, quando invece doveva far valere personalità, spessore, voce, contenuti. Magari di sinistra. Quello che disperatamente gli chiedono gli italiani. Ha gravemente minato la coesione sociale del paese. E’ riuscito perfino nell’impresa impossibile di chiedere al partito di non votare alla Presidenza della Repubblica un galantuomo come Rodotà, che potrebbe traghettare l’Italia con equilibrio e senso di responsabilità per le istituzioni. Bisognava rassicurare, e invece ci ritroviamo nel caos. Bruciato pure Prodi. Per forza gli altri partiti, poi, fanno una figura migliore. E risultano perfino più credibili.
Viene da chiedersi come mai nessuno vicino a Bersani gli abbia detto queste cose, semplici e banali. Dove erano i suoi consiglieri? Dove fanno colazione? Seguono corsi di aggiornamento, ogni tanto? Dove vivono? Guardano le previsioni del tempo? Siamo nell’aprile 2013, in questi giorni ci sono state temperature eccezionali, ma stasera ha ricominciato a piovere.
Ancora.
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Mario (sabato, 20 aprile 2013 10:55)
Scaricare la responsabilità su Bersani è troppo semplice. "NOI" che lo abbiamo votato alle primarie sia come Segretario e sia come candidato Premier dovevamo renderci conto che Bersani è ottimo Amministratore di Comunità montane, Presidente di Regione, Ministro Industria ma non ha il carisma per fare il Segretario di una struttura articolata come quella di un Partito. La sua unica colpa è quella di essersi sopravvalutato. "NOI" abbiamo sbagliato con lui. Lo staff, che ne è diretta emanazione, diventa conseguenza. Con aggravante della "palla" dello Staff giovanile e non predisposto al conto d'Aula.
carla (sabato, 20 aprile 2013 14:47)
20-04-2013,Bersani un uomo disperato,bersani un uomo non adeguato aì suoi tempi,bersani non ha saputo cogliere cosa stavo accadendo,bersani ingenuo che non ha capito bene cosa aveva intorno ,bersani un uomo senza carisma ...quello che sta accadendo ci sconcerta-ci rende fragilì -ci fa sentire un senso di impotenza -sinceramente mì fa anche un pò "schifo".Perché anche questa volta la sinistra non ha saputo fare la sua scelta e votare Robotà ?si spaccava ilPD bene ,era tempo che si coglieva nell aria,mentre scrivo ascolto la tv,Immobilismo é di nuovo Napolitano,che novità,le larghe intese .Non so se napolìtano sarà eletto ,ma anche se ciò accade sarà solo un attimo di pausa,qualcosa deve cambiare -noi che crediamo nei valori della sinistra dobbiamo rimettere le mani in pasta -anzi ripreparare "la pasta madre "il femminile non é a caso la vera "rivoluzione "la possono agire le donne consapevoli che conoscono il valore della differenza,per un paese migliore per tutte /tutti
Claudio (sabato, 20 aprile 2013 19:14)
Io penso che è sbagliato quel progetto. Noi abbiamo fatto le nostre scelte, più o meno felici. Ma quel progetto di aggregazione al ora una volta alla prova dei fatti si è rivelato fallimentare. E adesso tocca mettere le energie migliori, per ricostruire....
Ivan (sabato, 20 aprile 2013 21:56)
Non ci sono possibilità di nascondere a noi stessi una verità incontrovertibile: il PD ha sistematicamente negato che esistessero delle precise istanze che lo dovevano dirigere verso scelte assolutamente lontane dai tatticismi della politica di palazzo.
Interrogarci sulle ragioni del fallimento personale del segretario e prospettare già un progetto di rinascita senza aver ben chiarito le responsabilità di un intero apparato ed un ventennio di cattiva politica, servirà solo a non capitalizzare questa terribile sconfitta, drammatica presa d'atto della fine di un'era, del nostro ritardato ed atroce risveglio!