Una disfatta campale. Venuta fuori con una dimostrazione di insipienza politica da gettare nello sconforto un intero corpo elettorale.
Non aggiungo altro, mi basta questo per replicare ai vari personaggi politici che in questi giorni convulsi almeno ci hanno
messo la faccia, e per questo sono stati rincorsi, derisi, quasi aggrediti dall'indignazione di un popolo intero, quella stessa indignazione che nel corso di quella tragicommedia avevano
di
fatto ignorato o tuttalpiù legato alle manovre grilline. Certo, di molto più efficaci delle ridicole convulsioni di un gruppo dirigente allo sbando.
Per quello che mi riguarda non mi associo a queste forme di protesta da caccia al colpevole. Mi interessa il giudizio politico, che riguarda anche la responsabilità delle scelte che ho fatto per dare un senso alle aspirazioni di cambiamento, non solo mie.
E di quelle che farò.
Mi è molto piaciuta la risposta di Rodotà a Scalfari. Perché pone in evidenza quello che era la percezione della sua candidatura, e quella di Prodi, aggiungo io. Una una candidatura di forte cambiamento, una scelta che avrebbe impegnato tutti coloro che l'avrebbero fatta nella sfida per il cambiamento, profondo. Tutti, compresi i grillini, finora spersi nelle minchiate, nelle inutili occupazioni di aule e eterodiretti da abili politici esterni. Una sfida di cui tutti avrebbero dovuto render conto, una assunzione di responsabilità collettiva e non il solito mortificante penitenziario delle grandi intese, una morsa per il paese.
Adesso lo schema è chiaro: decide Napolitano, ancora una volta si ricorre al presidenzialismo di fatto, legittimato a venire dall'incommentabile Renzi, per sostituire nel suo ruolo un Parlamento incapace di assumere decisioni lineari.
Scalfari nella sua replica non fa altro che richiamare quelle spinte anti europee che stanno dentro ai 5 S, esattamente replicando quello che aveva detto all'indomani delle elezioni, ovvero che l'unica soluzione possibile sarebbe stata un governo di larghe intese e di poche pretese, limitato nella durata, ecc, ecc. Ma davvero durerà poco questo governo?
Legando la questione della scelta di Rodotà a Presidente ad una scelta politica di governo, Scalfari ragiona sullo schema rovesciato delle grandi intese. Compiendo in entrambi i casi una violazione singolare del principio di equilibrio istituzionale, tanto più in quanto proveniente da un vecchio liberal che si nutre di Montesquieu. Un Presidente non si elegge per governare, in Italia, né tantomeno per determinare maggioranze politiche. Invece il risultato è stato di eleggere un Presidente vero e un premier ombra. Che affida il premierato formale alla faccia da bravo ragazzo di Letta il giovane e dispone chi saranno i ministri, il programma e la durata.
Con buona pace dei sani principi degli equilibri costituzionali.
Scalfari: nessuno di noi è così irresponsabile da alimentare qualunque spinta antieuropea, noi avremmo voluto dare all'elezione del Presidente della Repubblica quella valenza istituzionale del cambiamento, semplicemente. Io non sono affatto sicuro che questo avrebbe portato ad un governo con i 5 S. Ribadisco il carattere liberista, autoritario e leaderistico di quel movimento. Ed il comportamento tenuto dai vari Crimi e Lombardo è esemplare al riguardo come esercizio di improvvisazione, sudditanza e pressappochismo.
Ma c'era chi doveva assumersi la responsabilità di chiudere un ventennio che ha soffocato la società italiana, dall'economia all'etica pubblica, e non lo ha fatto.
E qualcuno avrebbe dovuto assumersi la scelta del che fare, per dare un governo autorevole di cambiamento.
Tutto qui, con il sorriso smagliante e gli omaggi del Caimano.
I veri sconfitti siamo noi, tutti quelli che, indipendentemente dalla scelte che avevamo fatto, speravamo sinceramente di poter scuotere l'albero rinsecchito della democrazia.
E adesso?
Non mi sento disperso.
Abbiamo cercato per anni di fare sintesi delle nostre storie e lo abbiamo fatto spesso con la testa rivolta all'indietro.
Adesso facciamolo guardando avanti.
Abbiamo scoperto che un progetto politico era basato su un'idea sbagliata di mediazione in partenza.
Adesso ridiamo dignità alle nostre mediazioni.
Ci eravamo illusi che un contenitore potesse dare aria alla nostra diversità.
Adesso ripartiamo dalla diversità.
Abbiamo spezzettato le nostre identità passate, costruito recinti.
Adesso riscopriamo il gusto dell'appartenenza.
Alla sinistra.
Ma sia chiaro: non mi interessano zattere da naufragio, salvagente populistici o logore coperte ideologiche.
Mi piace nuotare misurando l'ampiezza delle bracciate e tornare a riva per il necessario.
Preferisco confrontarmi con una idea di società pulsante, voglio sgombrare il campo da mediazioni sui diritti civili, battagliare sulla buona occupazione, sostenere lo sviluppo sostenibile, pretendere servizi pubblici di qualità, salvaguardare i beni comuni, chiedere investimenti pubblici, ridare dignità al lavoro ed alla sua rappresentanza, combattere tutte le forme di intolleranza e di odio sociale, lavorare per la pace.
E altro, che scoprirò nel mare.
Una immersione in apnea.
Ecco cosa farò.
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