Ricordo quando ho incontrato questo libro. Il treno era in ritardo, e mi sono infilata nella libreria della stazione ferroviaria. L’unico posto dove potersi rifugiare quando Trenitalia ti fa incazzare. Mi ha colpito la copertina. Ho sollevato il libro e ho letto l’incipit sul retro: “Un libro
prezioso per capire la società in cui viviamo”. Non vi dirò l’autore di questa frase, ma i nostri lettori più grandi lo ricorderanno a condurre un vecchio programma televisivo, Babele, che andava in seconda serata su Rai3. Mi ha sempre colpito il tono garbato con cui presentava, quasi sogghignando e divertendosi come un pazzo, uno dei suoi ospiti abituali: “è con noi Aldo Busi il più grande scrittore italiano di tutti i tempi”.
Il titolo per intero è Amore liquido. Sulla fragilità dei legami affettivi. L’ha scritto Zygmunt Bauman, e definirlo sociologo mi pare alquanto riduttivo. A più di ottantanni, pensa e scrive in maniera strutturata, semplice, incisiva e attuale. Qualità rarissime quando sono tutte concentrate nel pensiero di un uomo.
E poi ha il pregio di riflettere e andare alle radici di un tema che, chissà perché, generalmente è declinato al femminile. Banalizzato e confinato nelle rubriche del cuore o in quelle dei terapeuti. Che sciocchezza.
Se cominciassimo a prendere seriamente in considerazione il fatto che viviamo in una società globale, e i nostri comportamenti non sono dettati semplicemente da bisogni individuali, ma hanno motivazioni e conseguenze sociali, forse potremmo essere più consapevoli delle nostre esistenze. E dei problemi che casualmente appaiono come mali senza soluzioni.
Questo libro aiuta. Bauman non usa scorciatoie. Mi piace il modo in cui usa le parole. Avrebbe potuto scrivere “rapporti affettivi”, invece ha scelto “legami affettivi”.
Il nesso di fondo è il contesto sociale in cui viviamo come piccole cellule scollegate, alla ricerca costante di qualche sicurezza, che sia legata al lavoro, alla realizzazione personale, ad un soddisfacente rapporto affettivo. E non si parla solo di rapporti sentimentali tra uomo e donna, ma di affettività riferita al nostro essere persone dotate di umanità.
La nostra naturale ricerca affettiva si scontra con il pericolo costante della “precarietà”, intesa come paura profonda della perdita, della non-accettazione, dell’insuccesso, del tempo “a termine”. Nulla possiamo fare rispetto a questi pericoli reali, di cui rischiamo di rimanere vittime e di portare danni emotivi permanenti. La scelta più pratica, pertanto, è spesso quella di investire “a termine”.
Quando un rapporto diviene “impegnativo” da un punto di vista umano, esso richiede energie, tempo, pensieri, disponibilità illimitata, vale a dire che implica un coinvolgimento emotivo di cui non si conoscono la reale portata e i benefici o sacrifici “sul lungo periodo”. Molti pertanto preferiscono evitare coinvolgimenti e responsabilità di questo genere. Per preservarsi. Per non soffrire. Per non subire perdite che comporterebbero ulteriori sofferenze già vissute. Per non correre rischi. Scelgono rapporti più semplici, in qualche misura “virtuali”, che si possono eliminare con più facilità. Esiste questa vecchia illusione di onnipotenza, per cui desideriamo controllare i rapporti umani e gestirli – meglio se “a distanza emotiva” – in maniera tale che siano costruiti a misura nelle nostre necessità del momento. Questo modo di intendere i legami affettivi genera caos e frustrazione, sia tra coloro che legittimamente aspirano a legami pienamente “sentimentali” e si scontrano con timori e limiti di tempo e di velocità, sia tra coloro che preferiscono rapporti meno impegnativi, con la scadenza come lo yogurth, da sostituire più o meno frequentemente, ma con minore gratificazione affettiva.
La scrittura e la lettura – una lettura piacevole e discorsiva – corrono su binari certi, con rapporti di causa ed effetto che si incastrano come i pezzi di un puzzle.
Pensieri e parole illuminanti sono dedicate al nostro modo di amare, alla tempra morale, alla speranza, alla memoria, alla solidarietà, a tutto quello che noi intendiamo come “amore virtuoso”. All’amore puro e incontaminato, senza limiti, che provano i bambini.
Al concetto dell’amore di sé, che si costruisce quando raccogliamo rispetto, ascolto, interesse e attenzione per quanto siamo ed esprimiamo come persone uniche e insostituibili.
Provate a pensare a cosa succede quando manca tutto questo. Qualche risposta, forse, possiamo anche trovarla negli ordinari episodi di rabbia, odio e violenza che invadono le nostre vite quotidiane. Il rimedio esiste.
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