Se vedo due che si menano in mezzo alla strada io non intervengo. Se stanno a mani nude non intervengo, se mi sembra che le forze siano equilibrate non intervengo. Se uno c'ha un bastone e l'altro no comincio a preoccuparmi, se uno c'ha il bastone e l'altro il fucile, la preoccupazione aumenta, se uno è a mani nude e l'altro con un lanciafiamme, la situazione è veramente critica. Il lanciafiamme non dovrebbe essere autilizzato. Se due si menano per me è affare loro, non sono il guardiano del giusto vivere, non vivo in un mondo perfetto, ogni tanto, direi anche troppo spesso, ma qui il giudizio è estetico, i conflitti si risolvono a schiaffoni.
Sinceramente mi sento una persona
pacifica e odio la violenza, ancor di più la violenza su chi non ha i calli sulle mani. Tuttavia se dovessi proprio dire non mi dichiarerei non violento, a maggior ragione nelle questioni collettive, certo Gandhi, certo il dottor King, personalità uniche in situazioni straordinarie. Ci sono dei momenti in cui i popoli o meglio la parte che si considera sfruttata dei popoli, decidono di prendere in mano il proprio destino e non di rado lo fanno utilizzando ogni mezzo necessario. I discorsi, l'informazione, l'organizzazione e, qualche volta le fucilate. Mica dobbiamo fare l'elenco di tutte le volte in cui l'aspirazione alla libertà o ad una più avanzata giustizia sociale ha dovuto contare sulle baionette per farsi spazio, ognuno nella sua mente può ripercorrere le tappe salienti della storia dell'umanità, senza neanche ricorrere all'armamentario marxista sulla violenza come levatrice della storia.
Diversa è la guerra, verrebbe da dire, naturalmente. La guerra distrugge persone, luoghi e in primo luogo, sopratutto la povera gente, direbbero i marxisti: la guerra mette proletari contro proletari. Per questo gli inviti alla diserzione, al sabotaggio, alla rivoluzione portatrice di pace fra i popoli.
Diversa ancora è la guerra mascherata da operazione di polizia internazionale, nella pubblica opinione di volta in volta si reclama l'intervento o l'inazione dell'ONU. Si discetta se l'intervento di interposizione fra i contendenti debba essere armato oppure no. In questi tempi l'operazione di polizia internazionale è reclamata per la Siria contro il regime di Assad. Alcune nazioni, gli USA, l'Inghilterra, la Francia, hanno però aggiunto che potrebbero anche fare da sole, senza il mandato dell'organizzazione delle nazioni unite. La causa scatenante sarebbe l'uso dei gas da parte del regime siriano. L'uso dei gas fu anche il motivo scatenante per la guerra all'Iraq, si scoprì poi che era una bufala e che quella guerra ,sulla base del diritto internazionale in realtà fu un'aggressione.
Prima cosa da fare quindi: accertarsi che la cosa sia vera. E' facile? No.
Primo grande problema da risolvere, l'accertamento dei fatti. E' un problema politico internazionale gigantesco se non si risolve ora e per il futuro, saremo sempre in balia di chi costruisce le notizie e le emozioni e su questa base il consenso per una azione o per un altra.
Ragioniamo ora per ipotesi perchè si rincorrono i si e i no al possibile intervento in Siria. I SI per porre fine all'uso dei gas e al regime di Assad, i NO per impedire una nuova aggressione imperialista ad un paese non allineato alle potenze occidentali.
Do per scontato e per assurdo che i SI all'intervento siano mossi da oscuri interessi, per i NO prendo a riferimento una dichiarazione di autorevoli parlamentari di SEL che pronunciandosi contro qualunque forma di intervento, condannando l'uso dei gas come crimine contro l'umanità, si richiamano alla diplomazia internazionale, al coinvolgimento di tutte le parti anche alla Russia e all'Iran, al disarmo bilaterale delle parti in conflitto. La nota si conclude meritoriamente con la notazione relativa al fallimento di tutte le guerre umanitarie tutte ingiuste e sbagliate.
Ebbene se la diplomazia non riesce ad agire e non è riuscita a farlo da un bel po' di tempo, se le parti coinvolte hanno interessi, non ideali, contrapposti, se, se, se. Alla fine, rimane una domanda secca: chi usa il gas in guerra è un contendente come un altro oppure ha effettuato un salto che obbliga ognuno a ridefinire le proprie categorie di analisi? Per me se Assad ha utilizzato i gas non è sullo stesso piano dei ribelli, la diplomazia può intervenire se non ci sono crimini contro l'umanità. Certo, cosa viene dopo, il nuovo assetto della regione e tutte le cose complicate che io non so spiegare restano incognite ma, secondo me, di grado inferiore rispetto all'uso dei gas.
Non so come si possa risolvere la questione, mi sembra però che di fronte all'enormità dei problemi non si possa rispondere sempre nello stesso modo, sempre più stancamente.
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