Fragorose novità dal mondo della cultura.
L'ultima moda riguarda un edonismo reaganiano di ritorno: perché non organizzare, che ne so, una cena, un veglione, un ballo in un sito storico significativo del nostro patrimonio culturale?
Una moda alquanto sotterranea, riportata alla luce ogni tanto da qualche voce isolata di protesta, che va avanti da qualche tempo con la tipica condiscenda italica di chi, lo Stato e chi lo rappresenta, trovandosi in ristrettezza economica, mette in vendita il proprio rene.
Così ti ritrovi Firenze trasformata in un set per
un ricco matrimonio indiano, l'austero palazzo dell'Archivio di Stato dell'Eur trasformato in una discoteca di house music per capodanno, cenette con personale in livrea nei luoghi più suggestivi di Venezia, Roma e Firenze. Il tutto a prezzi certamente non popolari, uno svago che non riguarda pensionati e lavoratori, ma i soliti ricchi alla ricerca dispendiosa di nuove, sfiziose, emozioni.
La cultura che si mangia e balla, una lap dance in mezzo alla memoria dello Stato italiano varrà bene 1000 euri per un tavolo, e che diamine, la musica house non ha mai ucciso nessuno!
Ecco come ci siamo ridotti. A sfruttare il nostro patrimonio per spillare qualcosa, spartendolo in parti diseguali con il privato organizzatore, al patrimonio di cittadini danarosi e poi pagare le bollette della luce inevase (svariati milioni di debito solo di spese energetiche li ha trovati il povero ministro Bray).
Ma poi senti il nuovo che avanza e.....
La scusa è la mancata apertura di capodanno degli Uffizi, che è certamente un problema.
Ma il Renzi non ci sta e ti rispara il pippone sul ministero struttura ottocentesca, che va cambiato. E lo fa da sindaco di Firenze, non certo da leader del maggior partito di governo. Eh, facciamo i musei civici, togliamo il vincolo del servizio pubblico.
Tutta la pappardella si traduce nella flessibilità invocata da un suo mentore certo, il Marcucci ex Sottosegretario e attuale presidente di una delle due commissioni parlamentari sulla cultura. Apriamo sempre, apriamo tutto, facciamo contratti a tempo determinato tramite società esterne, diamo a terzi, i sindacati (sempre loro!) siano collaborativi.
Il mercato del lavoro nei beni culturali è già uno dei più flessibili, Marcucci, cosa cazzo vuoi flessibilizzare ancora? Paghe da fame e contratti capestro quanti ne vuoi.
Ecco. Siamo alle solite. Gli Uffizi chiudono mezza giornata l'anno, è un bel problema. Ma se devi spendere 34 euro per visitare il Corridoio Vasariano, (17 euro li paghi anche se avessi il diritto di entrare gratis), perchè ci sono i costi indotti alla società concessionaria, è tutto normale, si lamenta il solito Montanari, non c'è problema, via il contratto con il Corrierone di Firenze, così impara.
Gli Uffizi stanno diventando il laboratorio delle prossime nefandezze.
Che dire: vent'anni che ci crogioliamo in ricette neo liberiste, siamo allo sprofondo di una crisi epocale, ma sembra non bastare. Sotto altre forme, in modo accattivante, smart, rispuntano soluzioni sempre uguali. Per cui la diatriba iniziata da una battuta demente di un ministro commercialista, trova sponda dialettica in un modello che spinge allo sfruttamento estremo del patrimonio, il museo che deve far cassa, dimostrare di essere fonte diretta di risorse, non un costo. Dalla cultura che non fa mangiare alla cultura che mangia.
É impossibile. Lo sanno anche le pietre e Marcucci. La tutela e la conservazione sono costi incomprimibili. Se ci vuoi guadagnare devi tagliare i salari e i diritti di quelli che tutelano e conservano. La dura legge della flessibilità, Marcucci. E i privati devono guadagnare e non conservare.
Sogno. Un modello di sviluppo che riparta dalla memoria, che non la opprima e la sfrutti.
Sogno. Un patrimonio di cultura per tutti, e i ricchi a fare i mecenati, i poveri gli invitati.
Sogno. Attrazione, armonia e territorio. La cultura che produce economia e non la subisce.
Sogno.
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Renato La Manna (sabato, 04 gennaio 2014 17:05)
Bello sognare...
angi-cicug (lunedì, 06 gennaio 2014 20:03)
Ma il voto di preferenza? Che fine ha fatto?