Franceschini e company la cultura e l'improvvisazione - di Nonpercaso -

Potrei avere una idea migliore: perché non riutilizzare le Terme di Caracalla? In fondo sono più grandi del Colosseo, volendo si possono ricreare le terme antiche, assumi un po' di fuochisti a progetto,massaggi, sauna, tiepidarum e frigidarium tutto compreso, si fa già l'opera. E se ti gira bene ci puoi pure spostare la Biblioteca Nazionale e ci ricavi pure un campetto così Pallotta può fare la sua partita suggestiva in pay tv



Non è un paradosso, ovvero se lo è che dire del dibattito sul Colosseo con tanto di archeologi a cui il monumento non ispira più niente, al contrario dei sei milioni annui che lo visitano. Il Colosseo è la vittima preferita, il monumento su cui sperimentare il delitto perfetto, l'evento in arena. Biagio Antonacci in tv è entusiasta. Poco importa che dentro non ci possono stare più di 2800 persone, che scorre un fiume sotto. Niente: si sono inventati i sotterranei che andrebbero restituiti alla loro sotterraneitá, lo dice la parola stessa.

Facendo sprecare fiumi di inchiostro ai media. Ma la questione è serissima e riguarda questo strano dibattito sull'utilizzo del nostro patrimonio culturale, che adesso si dota di un substrato ideologico che mette in discussione uno dei principi sacri dell'archeologia, ovvero l'immodificabilitá del rinvenimento, il suo essere fissato al momento della scoperta e conservato. Nessun ripristino, insomma. Finora.

Adesso invece trionfa la cultura revisionista, il pensare cazzo che con tutti questi monumenti noi dovremmo vivere da nababbi, dimenticando decenni di incuria su un territorio oggetto di devastazione paesaggistica accompagnata dai condoni infiniti. Così dopo averci sputato sopra per decenni in nome di uno sviluppo industriale adesso la riscoperta dei monumenti assume una funzione di catarsi economica dalle nostre miserie. Certo la mia critica è ingenerosa, sicuramente verso quegli studiosi che teorizzano la rivitalizzazione del nostro patrimonio, la sua dinamicità sociale perduta nella fissità della conservazione. Da profano proverei ad obiettare che andrebbe rivitalizzato il territorio complessivamente inteso, e che il patrimonio culturale dovrebbe riacquistare il senso di riconoscibilità sociale perduto, catalizzando gli elementi che ne possano migliorare la fruizione, con tutti i benefici economici e sociali che questo può comportare.

Invece così anche la buona fede di uno studioso può essere un utile alibi, un riferimento per giustificare lo strano utilizzo del nostro osannato patrimonio culturale.

Ma mi chiedo cazzo c'entra il Colosseo e se il fatto che viene visitato da 15000 persone di media al giorno non soddisfi di per sé quelle condizioni.

E allora perche non le Terme di Caracalla, che erano frequentate da 100 mila persone al giorno, che darebbero un vero servizio pubblico, che avevano negozi, servizi, una Biblioteca, una piazza?


Mi è capitato per le mani il prontuario delle concessioni degli spazi del Polo Museale Fiorentino, quello che governa gli Uffizi, per intenderci.

Ebbene, vuoi fare una cenetta nel Corridoio Vasariano, una sfilata di moda, un evento di marketing nel Cortile degli Ammannati, che ci vuole, tiri fuori qualche migliaio di euro e la cosa è fatta. Tutto il circuito museale può avere il suo evento privato, i privati pagano per avere l'esclusiva e chi se ne fotte. Ci guadagna la Soprintendenza (poco), il privato che organizza (tanto), il concessionario dei servizi aggiuntivi con a capo Letta senior (sempre), i ricchi commensali finto mecenati con la pancia piena (che fanno i ruttini davanti a un quadro di Botticelli). Così tutta l'offerta culturale del più importante circuito museale italiano è stata fagocitata nella logica delle concessioni ai privati, che adesso si estende ufficialmente ai pranzi ed a eventi ludici. Poco importa se la norma del codice che disciplina la concessione degli spazi interni ai nostri monumenti li concede solo per finalità coerenti con le caratteristiche culturali del sito. E, se dobbiamo dirla tutta, non è prevista nessuna assistenza sociale in questa ideuzza, i pensionati sociali adesso si pagano il biglietto e i ricchi pagano lo sfizio di mangiare in luoghi esclusivi con tanto di visita straordinaria senza dover sgomitare con turisti sudati. Questa soluzione parziale agli stenti di un bilancio sempre più avaro si propaga, un costume che prima riguardava pochi siti più appetibili adesso interessa tutti i generi di beni culturali, austeri Archivi in architettura fascia si trasformano in discoteche, Mille ingegneri poco garibaldini cenano nella sala reale della Reggia di Caserta, Biblioteche storiche cercano disperatamente uno straccio di sponsor a cui concedere spazi e eventi, si incominciano a sperimentare prestigiose location per matrimoni.

Non sono nelle condizioni di fare il moralista e ho per la cultura una devozione antropologica. Solo che mi preoccupo come un cittadino medio non rincoglionito che anche i miei bisbisnipoti possano avere la possibilità di visitare intruppati il Colosseo e gli Uffizi, e per questo l'andazzo lo considero pericoloso. Molto. Sotto tanti aspetti, non solo per la mercificazione del consumo culturale, ma per tutta l'inefficacia liberista che lo spinge e che produrrà scarsi profitti alla collettività e tanti ai soggetti pseudo privati, sottoimboscati, falsi mecenati che si aggirano speranzosi scommettendo sul definitivo declino della gestione statale del patrimonio culturale. Un declino che diventa businness. Che non sarà il nostro business. A noi resteranno le rovine, senza più nessuno che le curi, il declino economico, sociale e sempre più culturale.

Per favore, vi scongiuro, lasciate stare il Colosseo, gli dovreste fare un monumento, se non lo fosse già.

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Commenti: 1
  • #1

    Elisa (martedì, 18 novembre 2014 17:48)

    sarei per la corsa delle bighe al circo massimo... suggestivo e fichissimo