Avete mai desiderato cancellare in un colpo solo tutte le persone che vi hanno fatto del male? E magari godervi lo spettacolo comodamente seduti in poltrona...
Ora si può fare al cinema,
grazie ad un regista che attinge con ironia all’inconscio del genere umano per costruirne trame visive di ordinaria follia
metropolitana, dove i protagonisti siamo noi, con le nevrosi, i vizi e le frustrazioni dei tempi moderni, osservate da uno sguardo lucido, dissacratorio e al tempo stesso benevolmente disincantato.
Si tratta del primo episodio del film “Storie pazzesche”, una parabola paradossale che vuole raccontare i comportamenti della razza umana senza il filtro della razionalità, della coscienza e delle regole del buon vivere civile, in concomitanza degli accadimenti quotidiani banali, comuni a tutti.
L’esito appare davvero mostruoso, in quanto possiamo facilmente riconoscerci nei comportamenti dei personaggi, travolti da situazioni spinte oltre il limite della decenza o della sopportazione, e portati a reagire come ciascuno – almeno una volta nella vita – avrebbe desiderato fare con l’ardimento di andare fino in fondo.
Il dramma delle storie rimane pertanto in superficie, poiché prevale lo humour nero, amaro e corrosivo, che si accompagna alle miserie e alle ossessioni umane senza commenti o giudizi, come se fossero riflesse in uno specchio che non lascia scampo al senso del ridicolo.
Se non amate il cinema dei buoni sentimenti e non avete il bisogno di evadere dalla realtà, questo film fa per voi: ha il ritmo serrato di un film d’azione, senza
pretese moralistiche di denuncia sociale, né contenuti edificanti.
Ha inoltre il merito di educare lo sguardo e la mente a fissare la realtà senza alcuna ipocrisia, facendoci ridere anche di noi stessi e delle nostre degenerazioni
quotidiane.
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