Il sindacato non deve fare politica è una affermazione buona come il sindacato deve fare politica, mettiamoci d'accordo sul significato del fare o del non fare politica e sicuramente troveremo,
come dicono i politici, la quadra.
Io penso che il sindacato non debba fare politica direttamente, cioè non debba presentarsi alle elezioni politiche o amministrative con proprie liste. Io penso che il sindacato debba fare
politica con le proprie proposte, cioè debba attraverso le vertenze che mette in campo, far emergere
un'altra idea di sviluppo economico e di società. Il modo col quale la gente si assume e si licenzia, i diritti che hanno o non hanno i lavoratori questo significa, stare in una società inclusiva
oppure in una società che tende all'esclusione. Il sindacato dicendo le cose che dice contribuisce ad una cosa oppure ad un'altra. Per questo ci sono sindacati corporativi e sindacati generali, i
politici in genere preferiscono i primi, badano alla loro categoria, fanno richieste mirate a quella categoria, sanno ringraziare. Se qualche altro lavoratore viene fregato, pazienza, trovasse
gli agganci giusti. Il sindacato generale invece è ingombrante, chiede politiche di sviluppo, magari produce un piano per il lavoro, cerca di tenere insieme gli operai e gli impiegati, gli
occupati e i disoccupati, quelli a tempo indeterminato e i precari. A volte ci riesce, tante volte non ci riesce, non è questo il punto, il sindacato dei lavoratori non è ben visto dai politici,
dovrebbero pensare all'agricoltura e invece pensano all'orto.
La CGIL è un sindacato generale, vive un momento di appannamento credo innegabile ma ciò non cambia la sua natura e non cambia la natura delle categorie che la compongono, tutti infatti dai
pubblici ai meccanici, chi più chi meno hanno una visione confederale delle loro posizioni, quando si discute si tende, a volte ci si riesce a volte meno, a considerare il quadro generale e le
condizioni degli altri lavoratori. La CGIL è indigesta, hai voglia a dire, hai voglia a fare, il quadrato rosso ha troppi spigoli. Nella CGIL c'è la FIOM, non la categoria più grossa ma
certamente quella con più storia e gloria, la FIOM ha una tensione confederale qualche volta più forte, qualche volta più debole ma la tensione c'è, gli operai si intendono parte del mondo del
lavoro, non una cosa a parte dagli altri lavoratori. Lo fanno a modo loro certo, prendendo alla lettera e per questo un po' schematicamente, quel vecchio assioma che recitava: la classe
operaia emancipando se stessa emancipa l'intera società. Fra CGIL e FIOM c'è tensione, ci sono ragioni ormai consolidate, ci si spinge ad interpretare un bacio a guancia serrata fra Maurizio
Landini e Susanna Camussa, ci si mette a scrutare i segni più impercettibili come facevano gli stregoni indiani con il volo degli uccelli. Io penso che non bisognerebbe prestarsi al circo delle
dichiarazioni, attardandosi alla questione fare politica o non fare politica, fino a questo momento Landini si è limitato all'ovvio, riunisce un certo numero di varie associazioni e cerca di
imboccare un percorso nella direzione di una società inclusiva. C'è chi dice che vuol fare il segretario generale della CGIL, c'è chi dice che vuole fare un partito, lui smentisce l'una cosa e
l'altra rivendicando il diritto di non rimanere confinato dentro il recinto delle vertenza dei meccanici e sopratutto cercando di non lasciare i meccanici confinati dentro un recinto che in
questo momento contro i padroni lo vedrebbe sconfitto. Fino a questo momento la Camusso si è limitata all'ovvio ricordando che la politica e il sindacato sono cose diverse e anche statutariamente
incompatibili. C'è un di più però e al momento lo vedo dalla parte della Camusso, le dichiarazioni che le attribuiscono sono sferzanti nei confronti dell'iniziativa di Landini e dei suoi
coalizzati sociali, “mi sembra che non vada da nessuna parte” si può leggere come una indicazione geografica oppure come la certezza dell'inutilità dell'iniziativa. Io penso che Susanna Camusso
sbagli, se Landini si mantiene dentro le regole sancite dallo statuto del sindacato generale e così deve essere, se non è un cretino, perdindirindina, allora il suo tentativo deve avere la
possibilità di svilupparsi. Con l'appoggio della CGIL? Questo magari è troppo, però basterebbe una specie di neutralità, una moratoria delle dichiarazioni contrarie, delle mascelle contratte.
Conviene alla CGIL? Se la cosa va bene, si. Se la cosa va male, non ne sarebbe danneggiata. Lo vedono tutti che non solo non c'è la politica ma che manca anche un pensiero politico nella società
orientato favorevolmente al mondo del lavoro, il tentativo di Landini se non arriverà ad un nuovo soggetto politico però potrebbe dare un contributo alla rinascita di un pensiero positivo sul
mondo del lavoro. Troverei molto incoraggiante una dichiarazione di questo tipo: la CGIL, pur mantenendo la propria autonomia e la scelta di non partecipare direttamente alle vicende politiche, è
attenta e guarda con favore ogni tentativo politico e culturale che metta al centro del proprio impegno i valori costituzionali e dell'emancipazione del lavoro. So che è sempre stato così,
sarebbe utile fosse esplicito.
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NIKITA (domenica, 12 aprile 2015 20:16)
Interessante posizione , che mi stimola ad esprimere un mio pensiero sul concetto di fare politica , rimango fermamente convinta del fatto che chi ha o ha avuto un ruolo sindacale , soprattutto ai massimi vertici, dovrebbe esimersi dall'intraprendere la carriera politica
vedere tra i formati in cgil ,una volta passati in politica quelli che si sono rivelati i più feroci nemici dei diritti dei lavoratori, splendido esempio , Ichino,o quelli bruciati dalla stessa, come quel Valente uomo di Cofferati, produce un danno di immagine Del sindacato , che mal si coniuga con la necessaria , ancor più determinata, azione sindacale