Contratto statali, non è una mancia.

Finalmente dopo l'agognata sentenza della Consulta gli statali avranno il loro contratto. Ricorderete dopo anni di blocco, la Corte Costituzionale aveva rotto gli indugi e bacchettato il governo: il blocco dei contratti del settore pubblico è incostituzionale, urge metterci un pezza. Il governo Renzi ora l'ha fatto ha appostato in bilancio 300 milioni per i rinnovi contrattuali, chi sa fare i conti ha calcolato una cifra fra gli otto e i dieci euro mensili di aumento. Una cinquantina di centesimi al giorno, roba da drogarsi per l'abbondanza.


Lo stanziamente significa solo una cosa: il governo dice chiaro e tondo che il lavoro dei dipendenti pubblici non è meritevole di valorizzazione e, anzi, stanziando quelle cifre dice che è
meritevole di svalorizzazione. Con l'aumento di otto, dieci euro si dice che il lavoro dei pubblici è inutile, se ne può fare a meno.
E' già tanto che ti tengo, si può leggere nel sottotesto. Io odio una bella parte di dipendenti pubblici, quelli che non hanno fatto gli scioperi perché tanto non cambiava niente, quelli che non hanno
fatto gli scioperi perché hanno creduto ai sindacati, non tutti, che li tenevano buoni, quelli che non hanno fatto gli scioperi perché bisognerebbe bloccare tutto e poi non sono in grado di bloccare
tutto, neanche per un giorno. Tuttavia io amo una bella parte di statali, gente che mette in primo piano il lavoro che svolge, gente che tiene in piedi i palazzi con il nastro adesivo della propria
passione, gente che si rifiuta di trattare i cittadini come numeri.
Quelli che amo sono infinitamente di più. Quelli che odio potrebbero essere messi in riga in due minuti se ci fosse la volontà politica di far funzionare le cose. Far funzionare le cose dovrebbe
significare una sola cosa: gli uffici pubblici sono al servizio dei diritti costituzionalmente garantiti, per questo gli ambienti dovrebbero essere accoglienti, le norme chiare, la possibilità d'azione effettiva. Il cittadino in un ufficio pubblico dovrebbe sentirsi protetto. L'aumento di circa cinquanta centesimi al giorno dopo anni di blocco è funzionale al miglioramento del servizio? Vuoi frustare il pubblico dipendente? Mi sta bene, fallo pure sanguinare ma poi il servizio sarà migliore? No, lo sappiamo tutti, c'è la Madia che se ne occupa, una garanzia. Il servizio non sarà migliore perché l'idea del pubblico che va per la maggiore è la seguente: se le cose non vanno la colpa è di chi ci lavora. Portata alle estreme conseguenze questa teoria, nella pratica governativa, diventa: chi lavora nel pubblico non deve essere pagato. Sia pure, ma alla fine il servizio migliorerà? No, che c'entra, risponderanno con un twett, ci stiamo vendicando. Se i servizi vanno male magari li privatizziamo.
Basta non voglio divagare, le ragioni di polemica col governo sono così tante che uno si stufa pure di elencarle, voglio solo dire l'ultima e riguarda la quantità dell'aumento. Si è parlato di
mancia da parte del governo ai dipendenti pubblici, mi permetto di dissentire sull'uso del termine.

In molti paesi, la mancia è regolata essa varia dal 5 al 20 per cento del conto che si paga, diciamo che la percentuale media si colloca intorno al 10, se quella del governo fosse una mancia avrebbe un
importo più onorevole. In Italia la mancia non è regolata, lasci quello che ti pare se ti va. Nessuno ti dirà niente. Certo se lasci un euro su un conto da 100 non è che fai un figurone, meglio niente.
Un cameriere si sentirebbe insultato.

Caro statale, qualunque cosa voglia ormai dire questa parola, in Italia il servizio è compreso
nel prezzo, il governo che aumenta il tuo stipendio di cinquanta centesimi al giorno non ti da una mancia, lo sa che farebbe una brutta figura, ti dice vaffanculo a te, al servizio per i cittadini e alla Corte
Costituzionale.

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