Della vicenda Alitalia e del referendum a seguito della preintesa azienda, alcuni sindacati e il governo, la cosa che mi ha dato istintivamente fastidio è stato
l’intervento di esponenti del governo a urne aperte. Non si fa. Lo capisco, ma non si fa. La gente sta votando sul proprio destino, il fatto di essere un ministro o addirittura il presidente del
consiglio ti pone in una condizione asimmetrica rispetto al lavoratore, il tuo intervento è oggettivamente ricattatorio. Non si fa.
Allora, risparmiandoci le puntate precedenti, la situazione era la seguente: gli azionisti per procedere ad un aumento di capitale presentano la situazione ai
sindacati e al governo, dicono che i problemi sono moltissimi e in primo luogo, naturalmente, le retribuzioni e in generale i diritti dei lavoratori. Alcuni sindacati, prendono per buone le
analisi dell’azienda e firmano, garante il governo per le parti di propria competenza, una intesa con la quale decidono ancora una volta di salvare il salvabile. L’alternativa si dice sarebbe il
commissariamento prima e la liquidazione poi.
La colpa del fatto che Alitalia perde clienti e soldi è forse dei lavoratori? No, questo lo sanno tutti, è colpa dei salari troppo altri, no, anche questo lo sanno
tutti se facciamo il paragone con Air France o con i tedeschi. I sindacati firmatari della preintesa lo sanno bene. Tuttavia e secondo me ci sta, decidono che sulla base di quanto viene loro
detto e certo anche dell’analisi della situazione che avranno fatto autonomamente, che i sacrifici avrebbero un senso. A lume di naso qualche cosa forse era un po’ troppo, ad esempio un altro
contratto per i nuovi assunti, ma lasciamo perdere ora il merito. I sindacati fanno una analisi e si comportano di conseguenza, gli azionisti vogliono la certezza che il piano non incontri
ulteriori ostacoli e chiedono il referendum confermativo, i sindacati che lo hanno stabilito nell’accordo sulla rappresentanza non possono che essere d’accordo. Per inciso quando la discussione
ha per oggetto materie di tale delicatezza un confronto certificato è veramente il minimo, mica vuoi firmare un accordo che prevede più o meno 1000 esuberi senza sentire l’opinione del possibile
esubero. Fin qui tutto okkey. E’ okkey pure il fatto che il preaccordo sia bocciato. I lavoratori sono maggiorenni, sono interni all’azienda, hanno la loro conoscenza dei fatti, possono pure
decidere di non essere d’accordo con i sindacati che propongono quell’accordo.
C’è un problema di rappresentanza? Certo, se io dico di rappresentare quel settore e poi i lavoratori mi dicono che non sono d’accordo con me, c’è un problema di
rappresentanza, non si tratta di uno scarto minimo e il problema ci sarebbe stato lo stesso, si tratta di uno scarto gigantesco. Il problema è gigantesco. Altri sindacati hanno invitato a votare
No, hanno avuto ragione, sono i rappresentanti.
Qui comincia il problema. Facciamo finta che io sia un firmatario della preintesa, l’ho firmata perché ci credo. Credo che fare ancora sacrifici sia produttivo per
quelli che rappresento o credo di rappresentare. Se quelli che credo di rappresentare mi dicono di no che i sacrifici non li vogliono più fare, allora mi devo fare da parte. Devono farsi avanti
quelli che hanno vinto il referendum, questo è il cuore del problema. Bisogna che sia garantito questo meccanismo: se vince il No, chi lo rappresenta deve avere garantita la trattativa, deve
poter provare a fare meglio e può provarci avendo il risultato referendario come scudo. Deve essere una cosa fisiologica, senza scossoni a parte quelli inevitabili che vanno sulle spalle dei
firmatari. Pare che il fronte del No sia persuaso che la ri- nazionalizzazione di Alitalia sia una prospettiva plausibile sia dal punto di vista delle possibilità concrete sia dal punto di vista
della volontà dei diversi attori coinvolti. Sono abbastanza scettico, tuttavia chi sostiene questa tesi deve avere la possibilità di illustrarla alle controparti e al governo, minimo minimo deve
avere la possibilità di presentare una altra soluzione ai problemi esposti dagli azionisti della compagnia aerea. Cacciare i manager? Si, senza esitazioni. Poi però io non ho le competenze per
dire il resto, il resto lo deve dire chi ha vinto il referendum.
Infine chi ha vinto il referendum deve fare un’altra cosa: deve smettere di parlare di sindacati complici. Mi da fastidio quanto l’intervento dei governanti ad urne
aperte. Non si fa un buon servizio ai lavoratori continuando a spargere veleno, uno la pensa in un modo, uno la pensa in un altro modo, hai vinto una battaglia difficile e dura, non hai bisogno
di dipingere altri lavoratori, altri sindacalisti, come persone dalla dubbia moralità. I nemici, se non ce ne siamo accorti, è giusto ribadirlo, stanno da un’altra parte.
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