Dieci anni. Un sabato di
dieci anni fa. Allora ero un delegato di posto di lavoro e mi occupavo della contrattazione come coordinatore della FP-CGIL del Ministero dell'interno, palazzo viminale. Le assemblee fatte nei
giorni precedenti ci rassicuravano, i lavoratori sembravano rispondere alle nostre sollecitazioni nella difesa dei diritti universali, nella difesa dell'art.18. Ma sempre in un ministero si
operava e per di più nel ministero democristiano per eccellenza dove la cisl la faceva da padrone. Ci si domandava con tono un poco pessimista se la nostra partecipazione alla manifestazione
sarebbe stata buona o meno, chissà? eppure il venerdì abbiamo avuto la sensazione che forse si smuoveva qualcosa. Ci siamo ritrovati nella sede sindacale ed eravamo tanti, anche iscritti che da
tempo non si facevano vedere. Ognuno di noi aveva qualcosa da fare, preparare cartelli, scriversi gli slogan e poi alla fine il rito più bello: dispiegare il nostro striscione lungo, rosso ancora
con la scritta CGIL Ministero interno, uno striscione storico dei primi anni 80, quando ancora non c'era la categoria della Funzione Pubblica CGIL. Lo stesso che usiamo ancora orgogliosamente
oggi. Dopo aver aperto lo striscione lo abbiamo steso in terra e con la sparachiodi abbiamo fissato le cantinelle, volevamo che il nostro striscione fosse alto, fosse visibile. Ed il 23 marzo ci
demmo appuntamento sul piazzale davanti al ministero non eravamo pochi ma nemmeno molti. Raggiungemmo piazza della Repubblica o come la chiamiamo noi romani piazza Esedra ci infilammo in quello
che sembrava fosse un grande corteo ma lì non si aveva la sensazione dell'enormità che stava accadendo. Poi ci incamminammo con fatica, le ore per fare i 300 metri che ci separavano dal piazzale
della stazione Termini, arrivavano notizie che gli altri cortei da Tiburtina, porta S, Paolo avevano le stesse difficoltà di movimento e ci rendemmo conto quando da via Merulana ci immettemmo in
viale Manzoni incrociandoci con il corteo proveniente dalla tiburtina non c'era più soluzione di continuità, saltarono tutti gli schemi classici dei cortei ci trovammo dietro non più alla
Funzione pubblica ma mischiati agli operai di fabbriche del nord, dell'umbria ed anche noi del ministero dell'interno ci accorgemmo di non essere più pochi, lungo la strada si erano aggiunti
tanti altri lavoratori del nostro ministero.
Quello che mi colpiì
quando incrociammo l'altro corteo fu la scossa che percorse tutti quanti alla constatazione che stava accadendo qualcosa di straordinario e tutti insieme, nello stesso istante gridammo una sola
parola, milioni di persone che scandivano forte CGIL.
E poi il vento, il vento
che ci faceva piegare lo striscione, lo gonfiava, la fatica di tenerlo ma si andava avanti ridendo felici.
Siamo stati fortunati,
siamo riusciti ad arrivare alla fine di via di S: Gregorio all'imbocco del Circo Massimo, stavamo strettissimi non si passava più e dietro a noi ancora moltissima gente.
Avevo uno veduta quasi
privilegiata di una parte del catino del Circo Massimo. Era impressionante, una quantità mai vista di gente tutta assieme ma tutto era pieno, le strade laterali, quelle da cui noi provenivamo,
quelle che portano alla Piramide, tutto non c'era più uno spazio libero. E poi ancora il vento ma anche il sole e una marea di bandire rosse della CGIL e sentire dentro l'orgoglio di essere il
popolo della CGIL. Io sono un accanito tifoso romanista ebbene quello stesso luogo l'anno prima aveva visto un milione di persone festeggiare lo scudetto della Roma, il 23 marzo 2002 eravamo noi
i campioni dell'Italia. Eravamo tre milioni ed eravamo noi a rappresentare l'interesse generale e nazionale. e lo siamo ancora noi oggi 23 marzo 2012 dieci anni dopo. W LA CGIL