Allo scopo di sgombrare il campo da ogni fraintendimento dichiaro, anche se non ci sarebbe necessità, che la riforma del lavoro presentata dal governo, è largamente insufficiente rispetto
alle necessità che ci sarebbero, per rilanciare l'economia. Dichiaro inoltre che, una riforma e la manomissione dell'articolo 18 dello statuto dei lavoratori, stanno insieme solo per le ragioni
ideologiche del padronato italiano. Non centra niente la creazione di opportunità per i giovani e, neanche, l'attrazione degli investimenti esteri o la fine del nanismo industriale
italiano.
Dichiaro infine che Landini mi è simpatico e frequentemente dice cose giuste, in questo articolo uso il nome Landini a parte l'inizio, per discutere con un moto dello spirito presente in ognuno
di noi che, a volte, non ci fa apprezzare le cose buone.
Sono contro il pessimismo cosmico, sono per il bicchiere mezzo pieno, mi piace pensare che certe cose cambiano perchè ho fatto qualche cosa positiva,non che sono incapace perchè non cambiano come
vorrei esattamente io.
Sistemato chi deve essere rassicurato, possiamo discutere del momento che si è aperto con la presentazione dell'articolato di riforma del lavoro.
La proposta del governo, sul punto che, subito, aveva catalizzato tutte le attenzioni, cioè la manomissione dell'articolo 18, si è modificato su un nodo fondamentale: la possibilità che il
licenziamento illegittimo, riconosciuto come tale dal giudice, possa essere sanzionato col reintegro.
Monti e la Fornero avevano stabilito e dichiarato, che fosse previsto soltanto un risarcimento per i licenziamenti disciplinari o per motivo oggettivo economico.
Il testo licenziato invece, prevede che il reintegro abbia ancora cittadinanza nel nostro ordinamento, seppur con una formula non proprio chiarissima. L'unica cosa certa, rispetto alla
prima versione, è che il giudice non ha più solo la strada del risarcimento.
sostenuto: meglio niente che questa riforma.
Con queste argomentazioni non facciamo passi avanti.
Dobbiamo considerare il contesto per capire un testo e il contesto non è un bosco incantato, ma un prataccio pieno di rifiuti. Vogliamo parlare del governo, degli altri sindacati, della
situazione sociale? Non c'è bisogno, vero, di dire che non c'è la sinistra in Parlamento e neanche nel paese sta tanto bene.
Non c'è bisogno.
Lo scrivo per ricordarmelo ogni momento e misurare, insieme a Landini, anche grazie a Landini, i passi che facciamo per cambiare la situazione.
La domanda che dovremmo porci è: l'articolo 18 è stato manomesso?
Si, altrimenti non si discuterebbe neanche. Landini hai ragione!
Questa manomissione rappresenta lo smantellamento della funzione dell'art.18?
No, perché, in quanto, è prevista la reintegra, pur nella forma nebbiosa con la quale è stata scritta, il padronato non ha via libera per i licenziamenti a capriccio. Landini hai torto!
In ogni caso, oggi, con la formulazione fumosa che abbiamo letto, i lavoratori sono più forti o più deboli rispetto alla prima stesura? Secondo me sono notevolmente più forti e tutti gli
altri più deboli. Vogliamo regalare questo risultato, dire che non è cambiato nulla e che le manifestazioni di questi giorni non sono serviti a nulla? Non si deve fare, chi lo fa, con le
migliori intenzioni, rischia di sprofondarsi e sprofondarci in una sconfitta psicologicamente infinita.
D'altra parte, mettiamo l'ultimo punto sulla lavagna, la CGIL non ha firmato un accordo, non ha concordato il testo, ha registrato il passo avanti e, ritiene che si sia raggiunto, nella
condizione concreta, non in quella immaginaria, un punto di equilibrio. La CGIL non ha revocato le ore di sciopero proclamate, non ha smobilitato, ha dichiarato che occorre presidiare
l'attività parlamentare, per tutte le questioni ancora aperte e, giova ricordarlo neanche questo primo passo è sicuro. Non è cambiato l'atteggiamento nei confronti del governo e delle
misure che ha preso e che vuole prendere. Ci piace la celebre torta di Moretti, non vogliamo continuare a farci del male.