Diciamocelo chiaro, le strisce pedonali sono nate per motivi nobili ma poi si sono rivelate un ostacolo alla competitività. Macchine che devono frenare troppo spesso, rappresentano un costo per
l'industria automobilistica. Lo stesso può dirsi per i semafori, l'idea, frutto di decenni di consociativismo, per cui ci deve essere una macchina, il grande fratello, che dica quando fermarsi e
quando ripartire, è un insulto alla libera iniziativa. Senza contare poi tutti i costi di istallazione e manutenzione, tutti quei nullafacenti con le tute arancioni che succhiano risorse che si
potrebbero destinare, più utilmente, alle imprese che producono occupazione. Via le strisce pedonali, via i semafori, retaggio di un passato neo comunista, quando i sindacati la facevano da
padrone, e il nostro paese sarà pronto a spiccare il volo. Nella stanza damascata il presidente Monti provava l'affondo finale del discorso che avrebbe tenuto di li a poco. Era diventato famoso
per quelle celebri affermazioni sullo statuto dei lavoratori, come le strisce pedonali, responsabile dei licenziamenti. Subito dopo seguì l'ammissione di aver varato misure che avevano favorito
la recessione, ma non era stata una ammissione vera e propria, no, piuttosto una orgogliosa rivendicazione dell'attività per la quale era stato chiamato.
Non stava più tanto bene, guardò il bicchiere d'acqua sul comodino, prese la solita serie di pastiglie, bevve, lo specchio rifletteva la sua immagine lo sguardo lucido, la barba fatta ma non
perfettamente, qua e la, chiazze di peli bianchi non rasati. La giacca da camera bordeaux aveva visto tempi migliori, i pantaloni sulle ciabatte di raso, erano lisi e calanti, sembravano
due taglie più grandi. Riprese a provare, mentalmente ripassava il discorso, le strisce pedonali, i semafori, che altro posso dire stasera si domandava, certamente ci sarebbero stati i giornali
di tutto il mondo a sentirlo, era sempre cosi. Questa sera voleva davvero stupire tutti. Era lui che tirava fuori il paese dalla crisi. Le pastiglie cominciavano a fare effetto, il discorso si
componeva magicamente davanti i suoi occhi: le strisce pedonali e i semafori sono i simboli che rappresentano il freno della nostra economia e impediscono ai giovani di farsi avanti, ora non è
più tempo di perifrasi, diciamolo chiaramente, sono le leggi che ci fanno perdere terreno rispetto agli altri paesi. Specialmente le leggi di un certo periodo, quando c' erano ancora i rossi. Lo
statuto dei lavoratori è un esempio, pensiamo al danno rappresentato dalle leggi sulla scuola, sulla sanità pubblica, si certo i principi erano buoni ma che effetti hanno prodotto? La scuola i
disoccupati, la sanità pubblica l'aumento della età media di vita, con aggravio della spesa pensionistica e quindi la conseguente perdita di competitività e l'aumento dello spread. Strisce
pedonali, semafori, scuola, sanità, si complimentò con se stesso, sarà il discorso delle quattro esse, memorabile, memorabile. Continuava a ripetersi: "mi devo preparare, essere pronto, niente
incertezze oggi, tono pacato ma assertivo." Prese il campanellino e lo scosse nervosamente, una volta, poi ancora e ancora e ancora, mentre si spazientiva pensando di dover cominciare a urlare,
sentì i passi nel corridoio.
" Che c'è Mario? Stai sempre a rompe li cojoni" Ercolino l'infermiere aveva fatto capolino.
" Devo fare il discorso sulle strisce con i semafori davanti ad una scuola sana che porti competitività per i giovani, lo statuto dei nobili principi per la competitività dei lavoratori.
Spread."
"Spread a te e a tutti quelli come te," rispose Ercolino.
Mario allora raccolse il fiato e replicò: "che mi puoi dare un euro?"
"No, che poi te vengono i vizi, deve intervenì la sanità pubblica, aumentano le spese e perdemo a competitività," Ercolino aveva frequentato il corso per trattare la particolare patologia di
Mario, infatti il termine competitività aveva un effetto calmante sul paziente. "È giusto –disse Mario – come con i semafori. La lingua inciampò sui denti, poi abbassando lo sguardo e il tono
della voce il vecchio chiese se i giornalisti avevano domandato di lui, il no di Ercolino fu perentorio. Allora Mario, non domo, indicando un punto immaginario nella stanza, chiese a bruciapelo:
"in che anno stiamo?"
Ercolino spazientito rispose: "2014. Sono cento volte che te lo dico, c'è stato lo sciopero dei pubblici e tu sei finito. Modestamente io l'ho fatto. Piatelanderculo. "
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